Il senatore Pietro Ichino illustra con molta attenzione su IntelligoNews la decisione di Scelta Civica (consentiteci il gioco di parole) di scegliere “Scelta Europea”, in vista delle elezioni del prossimo 25 maggio…
Scelta Civica “sceglie” Scelta Europea: quali i motivi di questa decisione?
«Nel nostro Paese c’è un’ampia area di opinione pubblica, valutata da SWG intorno al 15% dell’elettorato, che è fortemente convinta della necessità di procedere con molta determinazione nella strategia di integrazione europea; essa si sovrappone quasi perfettamente a un’area che possiamo indicare come “liberal-democratica”, che è poco e male rappresentata da una parte del Pd e da una parte del Centrodestra, messe entrambe un po’ nell’angolo.
Un’intesa con Tabacci e il Centro Democratico equivale ad un conferma della decisione di schierarsi nel centrosinistra? Ammesso che fossero ancora aperte, sono state definitivamente chiuse le porte al centrodestra?
«Finché la destra italiana sarà berlusconiana i liberal-democratici non potranno essere disponibili a una alleanza strategica con essa. Se si guarda alle scelte concrete e non agli slogan, i governi di Berlusconi non sono stati né limpidamente europeisti, né ispirati ai valori del liberalismo europeo. Viceversa, ci sentiamo sostanzialmente in sintonia con gli obiettivi di riforma enunciati da Matteo Renzi, pur non sottovalutando le difficoltà che egli sta affrontando. Anche se non lo vuole ammettere, Renzi ha molto bisogno di un polo lib, anche per poter superare più facilmente le difficoltà che incontra nel polo lab. Oggi il nostro ruolo è proprio questo: di traino e di stimolo nei confronti di un Pd ancora incerto e diviso. E di critica, dove le scelte del Governo sono difettose rispetto a quegli stessi obiettivi».
E nei confronti di politici come Alfano, Sacconi e Casini?
«Il discorso non può cambiare molto rispetto a quello riferito a Forza Italia, dal momento che essi stessi si definiscono “diversamente berlusconiani”. Vorrei chiarire però che, secondo il nostro modo di vedere, la discriminante decisiva oggi non corre tra destra e sinistra, ma tra chi è convinto della necessita assoluta della strategia di integrazione europea, di quella che chiamiamo la “riforma europea dell’Italia”, e chi non lo è, oppure teorizza addirittura il contrario; tra chi è convinto della necessità di costruire un sistema economico-sociale nel quale tutte le funzioni, pubbliche e private, siano il più possibile contendibili, quindi un sistema fondato dovunque possibile sulla concorrenza, e chi invece difende vecchi e nuovi corporativismi. Alcuni esponenti di primo piano del Nuovo Centro Destra, come Maurizio Sacconi, o il ministro Lupi, dichiarano apertamente di non considerarsi liberali, oppure – che è lo stesso – di perseguire un modello neo-corporativo dell’economia: quello che Sacconi chiama il “modello ordinistico” delle professioni. Ed è di una persona molto vicina a Casini, Giampiero D’Alia, allora ministro della Funzione pubblica, il decreto-legge dell’agosto 2013 per la “stabilizzazione nel pubblico impiego” e il sostanziale congelamento degli organici delle società controllate dagli enti pubblici».
Come conquistare un elettorato, a un mese e mezzo dal voto, che oggi vi vede ancora sotto il 4%?
«In questo momento i sondaggi danno la lista Scelta Europea esattamente al 4 per cento. Il problema è di incrementare questi consensi, allargandoli a quel 15 per cento di elettori che credono profondamente nella strategia europea dell’Italia come unica possibile soluzione dei nostri mali atavici; a gran parte di quel 10 per cento che un anno fa votò per le liste Scelta Civica con Monti; a tutta la parte dell’elettorato liberal-democratico, anche cattolico, che non voterebbe mai per Berlusconi o per i “diversamente berlusconiani”, ma che teme le grandi contraddizioni in cui si dibattono il Partito Democratico in Italia e il Partito Socialista Europeo sul piano continentale.
Con quali argomenti?
«Con la novità della nostra offerta politica: un programma elettorale preciso e molto incisivo, molto significativamente intitolato “Scegli un’Europa federale“, che merita davvero di essere letto, perché non contiene neppure un punto che possa considerarsi ovvio o scontato; candidati molto determinati nel farlo valere; e, soprattutto, l’impegno a costruire quel polo liberal-democratico rappresentato dall’ALDE, di cui dispongono quasi tutti i Paesi del centro e nord-Europa, e che in Italia oggi sta muovendo i primi passi.